Effetti della pandemia da COVID sul mercato del lavoro nell’Alto Vicentino

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Quali sono gli effetti della pandemia da COVID sul mercato del lavoro nell’Alto Vicentino?Mercato del lavoro 2020 Image 

A questa domanda avevamo anticipato una risposta nel Rapporto su Mercato del Lavoro e Sistema Educativo nell’Alto Vicentino, pubblicato nell’autunno scorso. In quello studio, su dati disponibili a giugno 2020, avevamo ipotizzato non solo una profonda caduta dell’occupazione, ma anche un trascinamento negativo negli anni successivi, analogo a quello registrato durante la crisi del 2009-2013.
Alcuni elementi di novità, apparsi negli ultimi mesi, ci spingono a rivedere il nostro pronostico

Forse non ci sarà una ripresa a “V”, con occupazione in crescita già nel 2021, ma nemmeno uno sviluppo a “L” con una stagnazione fino al 2024.

Il principale elemento chiamato in causa per un cambio di scenario è il Recovery Plan e il possibile effetto positivo di una politica europea accomodante, che non era presente nel periodo di recessione 2009-2013. Oggi non siamo nella stessa situazione del 2011, con uno spread ad alti livelli e un governo obbligato a tagli di spesa. Siamo, al contrario, in una situazione più tranquilla dal punto di vista finanziario e promettente dal punto di vista della spesa.
Dopo un decennio segnato da un vistoso calo degli investimenti, l’economia potrebbe tornare a crescere, sotto la spinta del Green Deal europeo e del deficit straordinario varato dal governo. Niente è sicuro nel contesto globale di questo momento, ma politiche keynesiane di questa portata non se ne vedevano da un pezzo.

I dati relativi alla “qualità” dei posti di lavoro, nella nostra Regione, ci inducono a tuttavia a riflettere sul carattere del nostro sistema produttivo, che stava già cambiando prima della recessione-Covid e potrebbe cambiare ancora, nei prossimi anni.

Mercato del lavoro 2020 Grafico 1

2009-2013
Nel periodo della recessione 2009-2013 la flessione occupazionale più pronunciata si è registrata tra gli addetti all’industria e, in particolare, tra gli operai specializzati e i conduttori di macchine (edilizia e del Made in Italy).

Come ricordiamo, la crisi iniziata negli Stati Uniti, ha prodotto effetti negativi su tutte le catene globali del valore e, alla fine, ha toccato l’Italia e il nostro territorio. Le linee di rigore adottate dall’Unione Europea (a guida Barroso) hanno imposto al nostro Paese provvedimenti restrittivi della domanda interna, che hanno aggravato la situazione. Non solo. Nello stesso periodo si è materializzata una crisi strutturale dell’edilizia, che ha reso ancora più lento il processo di ripresa.

Per tutte queste ragioni l’uscita dalla crisi 2009 è stata a “L”, è durata cinque anni e ha cambiato la percezione dell’industria nell’Alto Vicentino. Mai, prima di allora, c’erano stati dubbi sulla forza del nostro tessuto produttivo.

Mercato del lavoro 2020 Grafico 2

2014-2019
Nel periodo della ripresa (2014-2019) l’occupazione è cresciuta in tutti i settori, in modo consistente, e per tutte le figure professionali.

Il nostro territorio ha beneficiato del trend positivo di molte catene globali del valore, meccanica e meccatronica in primo luogo, ma anche Made in Italy e Agri-Food. E’ tuttavia tornato a livelli di quasi normalità, soprattutto grazie alla crescita dei servizi, che sono giunti a rappresentare una quota consistente dei posti di lavoro totali (v. Grafico 1, relativo al Veneto).

La percezione dei cittadini e delle famiglie è cambiata una seconda volta. E’ tornata a crescere la fiducia nell’industria (vedi le iscrizioni agli istituti tecnici), ma il lavoro futuro viene sempre più spesso immaginato nei servizi. Non solo i dati relativi al Veneto, ma anche quelli sull’Alto Vicentino, confermano questa tendenza e mostrano una decisa trasformazione del “modello” di occupazione tradizionale, in favore di attività terziarie.

Il problema è che il ritmo di crescita del reddito pro-capite rallenta in parallelo con lo sviluppo dei servizi. Dobbiamo pensare che i nuovi posti di lavoro siano meno “pregiati” di quelli tradizionali e non consentano aumenti di produttività e valore aggiunto, paragonabili a quelli realizzati nel boom dei distretti e delle aziende industriali degli anni ’80 e ’90?

In parte sì. Il sistema produttivo sta cambiando e non necessariamente in direzione positiva.

Mercato del lavoro 2020 Grafico 32020-2021
La crisi del 2020 è nata da un fattore esterno all’economia e ha avuto un impatto violento sulla vita delle persone e sui consumi delle famiglie. Ha generato così tanta confusione che molte magagne del sistema, ereditate dal ‘900, sono passate in secondo piano. Ad esempio la transizione verso forme di impresa e di occupazione meno “robuste” di quelle del passato.

Osserviamo i dati del 2020. La produzione totale non si è fermata, come nel 2009. L’Italia ha perso terreno nei servizi (turismo e ristorazione in primo luogo), ma ha tenuto nei settori industriali, sia pure a costo di qualche riduzione dell’attività. L’Alto Vicentino, che ha una struttura maggiormente spostata sulla manifattura, ha subito perdite contenute, con difficoltà evidenti solo nel Tessile/Abbigliamento e in altri comparti del Made in Italy. Per fortuna temporanee.

L’occupazione non è diminuita, non solo per il blocco dei licenziamenti, quanto perché l’industria ha continuato a lavorare (grazie all’export in caduta meno intensa della domanda interna) e la stessa edilizia ha ripreso quota, grazie ai lavori pubblici e ai bonus garantiti dal governo.
L’occupazione è calata in modo drastico soltanto all’interno dei servizi, soprattutto quelli a minor valore aggiunto.

Cosa succederà, dunque, alla fine del lockdown?

Come già detto, grazie all’effetto del Recovery Plan, l’occupazione potrebbe tornare a crescere, proprio a partire dai settori colpiti dal lockdown. Elementi in questo senso sono visibili nei dati sulle assunzioni nel turismo e nelle attività collegate alla ristorazione, sia pure per ragioni stagionali.
Tuttavia, tenendo presenti le tendenze in corso già prima del COVID, dobbiamo chiederci se la ripresa dell’occupazione sarà accompagnata da buoni livelli di reddito pro-capite, livelli che dipendono direttamente dalla professionalità dei lavoratori nel lungo termine.

Osserviamo cosa accade nel turismo, ad esempio. Le crisi che si sono succedute negli ultimi vent’anni, dall’11 settembre, alla Primavera Araba, dagli attacchi terroristici in Tunisia a quelli in Europa, hanno avuto impatti profondi sui flussi di turisti, “spostando” arrivi e presenze da una parte all’altra dell’Oceano e del Mediterraneo.
E se è pur vero che i dati dimostrano che, a ogni crisi successiva, la ripresa dei viaggi è stata più veloce, segno questo di una certa “resilienza” dei turisti, è altrettanto vero che il settore è rimasto molto volatile. Il suo andamento altalenante si è tradotto in una forte incertezza sul mercato del lavoro. Gli addetti al settore hanno dovuto riqualificarsi in altri ambiti, con la conseguenza che la professionalità “di lungo termine” è andata declinando.

Se la ripresa dell’occupazione nei servizi, soprattutto quelli collegati al turismo e alla ristorazione, non fosse accompagnata da buoni livelli di reddito pro-capite, il problema del mercato del lavoro diverrebbe strutturale.

Come Fondazione Palazzo Festari abbiamo studiato l’evoluzione del sistema Alto Vicentino, allo scopo di costruire nuovi percorsi di orientamento e formazione dei giovani. Ci stiamo rendendo conto, dati alla mano, che la costruzione di un “patto educativo di comunità”, che coinvolga tutti i soggetti del territorio (scuola, famiglie, imprese e amministrazioni locali) è indispensabile. E deve guardare con maggiore attenzione proprio ai servizi.

Nel periodo 2021-2027 si è aperta una nuova stagione di programmazione dei fondi europei per lo sviluppo e l’innovazione, che si aggiunge al Recovery Plan.

E’ importante che l’Alto Vicentino si attrezzi per essere presente, in forma organizzata, non solo nella discussione delle linee di programmazione della Regione Veneto, ma anche nella elaborazione di progetti concreti, all’altezza dei problemi nuovi che lo stanno attraversando.

Tutto dobbiamo aspettarci, tranne che la situazione torni a essere quella degli anni ’80 e ’90, ormai lontani.