Prospettive del turismo nell’Alto Vicentino

Ponte_tibetano_Pasubio

Ponte_tibetano_Pasubio

Come Fondazione Palazzo Festari abbiamo aderito al progetto OGD Pedemontana Veneta e Colli, offrendo, un paio d’anni fa, un contributo di ricerca sull’ospitalità d’impresa. 

In questi giorni di riapertura, abbiamo partecipato ai webinar organizzati dall’Organizzazione di Gestione della Destinazione e contiamo di approfondire i temi occupazionali e formativi del settore turistico.

Nei prossimi mesi il rilancio della destinazione sarà complicato dai problemi sanitari imposti dall’epidemia di Coronavirus e dalla più generale congiuntura sfavorevole del sistema economico, che vedrà non solo una minore capacità di spesa per il turismo leisure, ma anche una riduzione degli spostamenti legati al business. I flussi verso il nostro territorio saranno inevitabilmente inferiori ai trend positivi degli anni passati e la sfida per le strutture ricettive dovrà giocarsi su vari fronti.

Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Michela Pettinà, collaboratrice della Fondazione ed esperta di economia turistica, un commento. 

FF – Quali sono le prospettive del turismo nell’Alto Vicentino?

MP – Si sta parlando già da tempo, per la nostra come per tutte le destinazioni, di “turismo di prossimità”. È la risposta più ovvia, ma non può essere l’unica. Da un lato perché, un po’ alla volta, i vettori aerei stanno ripartendo e quindi è necessario non lasciarci sfuggire la domanda turistica estera. E dall’altro perché una tipologia di turisti molto presente nell’Alto Vicentino, e cioè i viaggiatori business, non torneranno nell’immediato, lasciando quindi scoperta una buona quota di occupazione (di camere). Quota che risulta molto difficile coprire con il “turismo di prossimità”.

FF – Quindi quali sono i target a cui rivolgersi?

MP – Più che di target, è necessario parlare di motivazione di viaggio. Normalmente, quando si studia una campagna di marketing, di una destinazione o di una struttura, si parte dall’analisi dei target di turisti arrivati in passato. Adesso bisogna fare un passo avanti e riflettere su quali sono i motivi che spingono i turisti a venire, ora, nel nostro hotel o nella nostra destinazione, quali “bisogni” soddisfiamo con la nostra offerta turistica e di ospitalità.
Un esempio virtuoso viene da alcune catene alberghiere che, in pieno lockdown, hanno analizzato i nuovi bisogni e trasformato il tradizionale “day use” in una specie di “smart-working use”, dove le camere sono diventate attrezzati, e igienizzati, spazi di lavoro. Bisogna pensare “fuori dagli schemi”.

FF – Uno dei desideri dei turisti è oggi quello di fare vacanze “in sicurezza”. È una motivazione su cui puntare?

MP – La “sanificazione” e la “sicurezza” devono esserci a prescindere, e vanno comunicati come standard consolidato di offerta. Ma non è questo che determina il vantaggio competitivo di una destinazione o di una struttura. Quello che vale sono i fattori differenzianti. Ricordo che anche un hotel può diventare, in piccolo, una destinazione e nell’Alto Vicentino ci sono splendidi esempi di strutture ricettive, sia dell’alberghiero che dell’extra-alberghiero. Se vogliamo restare sui turisti di prossimità, si può parlare di staycation, e cioè di un’offerta differenziata e personalizzata che spinga il turista ad “andare in vacanza”, a pochi chilometri da casa, solo per soggiornare in un ambiente che offre comfort particolari. O, dopo le settimane di quarantena, che sia magari un’opportunità di “uscire di casa”. Più meno quello che è successo a Venezia nel ponte dei primi di giugno.

FF – Quali i problemi e i rischi da evitare?

MP – In questi giorni di (cauta) ripresa delle prenotazioni turistiche, è necessario che le strutture ricettive gestiscano il Revenue Management e in particolare il Pricing, con molta attenzione.

FF – Cioè?

MP – Innanzitutto va evitata la tentazione di abbassare i prezzi: ciò provocherebbe due effetti negativi. Il primo è quello di erodere i margini, diminuendo la già compromessa liquidità delle imprese (liquidità che rischia un’ulteriore colpo a seguito dell’utilizzo, da parte dei turisti, del “bonus vacanze“). Il secondo è quello di danneggiare l’immagine della struttura, e destinazione, “svendendola” proprio in un momento in cui, al contrario, ogni hotel, bed & breakfast, agriturismo o campeggio deve trasmettere al turista l’idea di avere tutte le carte in regola per offrirgli una vacanza speciale, fosse anche solo un week end, tra le più belle (e desiderate) della sua vita.
Poi, i prezzi devono essere chiari e la prenotazione deve essere “facile”: pensiamo a come funziona Booking, pensiamo a come si sta muovendo Google con Pay per Stay, con pochi click si sceglie e si prenota. Il mio consiglio è: poche tipologie di camere, prezzi “finiti” e cancellazione gratuita. Poi starà alle capacità del personale (di chi invia i reminder, di chi lavora in reception…) proporre quegli upselling che fanno così bene alla liquidità di cui parlavo sopra.

FF – Ma molti potenziali turisti non avranno le possibilità economiche per andare in vacanza…

MP – Purtroppo è vero. E altri non avranno i giorni a disposizione per fare vacanza, perché li hanno già “consumati” durante la quarantena o perché le imprese decidono magari di lavorare anche tutto il mese di agosto per recuperare il tempo perso. Ma questo non spegnerà la voglia di andare in vacanza, anche solo per un fine settimana. Ormai da decenni la vacanza è passata da “prodotto voluttuario” a “bene essenziale” ed è lì che gli operatori turistici devono muoversi.
Il Veneto sta puntando verso un unanime riconoscimento di “Regione Covid-free” e la nostra destinazione ne trarrà di certo vantaggio. Di più, la nostra è una destinazione “diffusa” (borghi, sentieri, ville), dove è difficile si verifichino i tanto temuti assembramenti.
Bisognerà creare delle “occasioni di vacanza” irrinunciabili, ma non per il prezzo, bensì per l’esperienza che si può vivere nell’Alto Vicentino.

FF – E’ possibile pensare a una rivalutazione della destinazione Alto Vicentino?

MP – Tutto deve passare dal prodotto: se non c’è un prodotto valido, qualsiasi comunicazione, per quanto perfetta, risulta inefficace. E nell’Alto Vicentino i prodotti turistici ci sono, dal paesaggio alle ville venete, dall’enogastronomia agli sport outdoor. Bisogna prendere questi prodotti (e questo lo devono fare gli operatori turistici) e inserirli in un’offerta strutturata, che soddisfi i bisogni differenziati di cui parlavo prima. L’evento, la sagra, la villa, il museo… sono attrazioni che assumono “valore turistico” se, e solo se, portano i turisti a soggiornare nell’Alto Vicentino. Tutto deve partire dalle imprese, che vanno ascoltate e supportate dalla componente pubblica della destinazione.

E visto che l’Alto Vicentino è, storicamente, terra di valenti imprenditori, come Fondazione Palazzo Festari siamo certi che gli operatori turistici sapranno affrontare e superare anche questo difficile momento.