La scuola non è solo banchi e didattica. Nella società signorile che abbiamo costruito, dopo il successo dei distretti e delle imprese medie, la scuola svolge funzioni che un tempo erano assegnate ad altre istituzioni territoriali.
La famiglia-impresa, ad esempio, aveva il compito di introdurre i ragazzi alle regole del lavoro, attraverso percorsi di apprendistato nei laboratori più vicini al nucleo familiare. Le cooperative di facchinaggio, le stesse parrocchie e le associazioni di volontariato, svolgevano funzioni educative a fianco delle aule pollaio.
Molti, che oggi hanno i capelli bianchi, hanno imparato come funziona un processo produttivo attraverso settimane estive e pomeriggi invernali dedicati a insaccare funghi, zigrinare cinturini e catene di metallo, scaricare angurie al mercato o spostare carriole nei cantieri.
Anche trent’anni fa esisteva il sindacato, ed era molto più presente nei luoghi di lavoro rispetto a oggi, ma condivideva queste prime e marginali esperienze di lavoro, perché rispettava la logica dell’alternanza e il ruolo formativo dello stage retribuito. Trent’anni fa non esistevano vincoli amministrativi per le aziende, né sulla presenza di lavoratori temporanei nei reparti, né sui voucher di remunerazione. Non c’erano le agenzie di somministrazione del lavoro.
Eppure, il sistema funzionava, dal punto di vista educativo, secondo un modello duale, alla tedesca.
Oggi questo sistema è scomparso, non solo perché le famiglie sono riluttanti all’idea che i componenti più giovani si sporchino le mani, non solo perché è venuto meno il ruolo delle parrocchie e delle associazioni giovanili, ma anche perché il sistema di regolamentazione delle attività produttive si è esteso in modo tale da rendere, di fatto, impossibile l’attività di stage e di educazione nei luoghi di lavoro (pubblici o privati che siano).
Per queste ragioni il sistema scolastico è caricato di compiti e responsabilità che non gli sono propri. Non va bene che i ragazzi socializzino solo a scuola o affrontino il tema delle esperienze collaterali all’aula, attraverso istituti come l’alternanza e i cosiddetti PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento).
Nella crisi innescata dal Coronavirus questo genere di esperienze, già debole per conto suo, viene messo ulteriormente in coda alle priorità della ripartenza. L’aula è diventata, per tutti, l’unico luogo deputato, in via esclusiva, all’educazione.
Già prima dell’epidemia gli indirizzi di governo spingevano in questa direzione, rendendo facoltative le esperienze extra-scolastiche e irrigidendo, se possibile, ancora di più, i percorsi didattici. Tuttavia, in questo modo, il sistema non funziona!
Una via d’uscita, nel vuoto politico e sindacale presente, potrebbe essere una maggiore autonomia dei dirigenti di ogni territorio. Possiamo contarci?